Cammino Minerario Di Santa Barbara

INTERACTIVE MAP

it

Tappa 06 - Variante (passaggio a Is Loccis Santus)

  • PartenzaSant'Antioco
  • ArrivoCarbonia
  • Lunghezza56,3 km
  • Difficoltà in biciFacile
  • Dislivello in salita462 m

TAPPA 06 – DA SANT’ANTIOCO A CARBONIA

DATI TECNICI

Lunghezza Tappa: 54,3 km

Guadagno/Perdita in elevazione: + 442 m / - 383 m

Pendenza max: 7,3% / -7,5%

Pendio medio: +0,9% / -1,0%

Partenza SANT’ANTIOCO h: 39 m (slm).

Arrivo CARBONIA h: 91 m (slm).

Punto più Alto: (Abitato di Carbonia, Via Stintino e Viale Gramsci) h: 111 m (slm).

Punto più Basso: (su pista ciclabile passaggio su istmo di Sant’Antioco): h: 0 m (slm).

 

VARIANTE – PASSAGGIO INTERNO IS LOCCIS SANTUS

Lunghezza Variante: 10,8 Km

Lunghezza Tappa con Variante: 55,5 Km

Guadagno/Perdita in elevazione: + 462 m / - 403 m

Pendenza max: 7,0% / -7,7%

Pendio medio: +1,0% / -1,0%

 

Innesto Variante (All’altezza della prima rotonda sulla SS 126 da Sant’Antioco a San Giovanni Suergiu) al Km 27,7 della Tappa

Uscita Variante (Abitato di Carbonia presso rotonda su Via G. Maria Lai) al Km 37 della Tappa

Punto più alto (Abitato di Carbonia presso rotonda su Via G. Maria Lai) h: 90 m (slm).

 

DESCRIZIONE TAPPA:

Prima di lasciare Sant'Antioco si consiglia di visitare i numerosi siti archeologici, presenti in questo suggestivo paese affacciato sul mare, in particolare la visita alla Necropoli Punica di Sulchi, al Tophet (area sacra a cielo dove venivano deposte le urne che contenevano i resti incinerati di infanti nati morti o deceduti prematuramente) al Museo Archeologico Ferruccio Barrecca e all’Arena Fenicia.

La Necropoli punica di Sulky, unica nel suo genere, è estesa per circa 10 ettari e presenta circa migliaia di sepolcri scavati nel banco roccioso.

Le sepolture erano riservate a gruppi familiari, nel rispetto di precisi codici rituali. Le sepolture sono formate da un angusto corridoio, denominato “dromos”, costituito da una scala e da un pianerottolo e da un portello d’accesso alle camera funeraria molto semplici e di forma quadrangolare, spesso dotate di tramezzo divisorio. La salma veniva inserita all’interno di un sarcofago ligneo ed era accompagnata da preziosi corredi funerari.  In questa necropoli sono stati fatti rinvenimenti importanti riportando alla luce sculture uniche.

Il Tophet fenicio punico di Sant’Antioco è il santuario a cielo aperto destinato ad accogliere le  ceneri dei bambini nati morti o deceduti in tenerissima età. Risalente alla prima metà dell’VIII sec. a.C., risulta sulla parte sommitale e di versante di un rilievo trachitico caratterizzato dove spicca una grande roccia lavorata (associata in origine a rituali di sacrificio degli infanti), della quale a oggi non si è stabilita l’esatta funzione. Composto da una serie di recinti realizzati in pietra e malta di fango, si presenta come un vero e proprio campo di urne che venivano poste nelle naturali crepe della roccia. Le urne individuate, oltre 2000, si riportano cronologicamente al periodo compreso tra il 750 e il 525 a.C. Tra quelle più arcaiche la maggior parte si riferisce a urne di matrice fenicia. Tre urne, datate tra la metà dell’VIII e il VII secolo a.C., testimoniano la commistione tra la componente fenicia e quella nuragica. Tra le oltre 1750 stele rinvenute nel tofet diverse recano iscrizioni dedicatorie incise o dipinte.

 

Il “Museo Archeologico Ferruccio Barreca” conserva ed espone al suo interno molti dei reperti provenienti dall’isola di Sant’Antioco e dai siti precedentemente raccontati.

La collezione si riferisce in larga parte all’insediamento urbano risalente al VIII sec. a.C. e conosciuto con il nome di Sulky o Sulci.

Visitati questi particolari e suggestivi siti il percorso riparte prendendo la pista ciclabile che, partendo dall’estremità settentrionale del porto turistico, costeggia tutta la parte nord orientale dell’isola di Sant’Antioco, arrivando allo Stagno Salato di Cirdu utilizzato per l’itticoltura e la frazione di Cussorgia (Calasetta) per incrociare infine la SS 126, in prossimità del paese di Calasetta.

Proseguendo verso il centro abitato e prendendo la parallela alla SS 126 che prosegue sulla costa si arriva al Porto Marittimo dove partono i traghetti per Carloforte, arrivati in prossimità del molo si svolta a sinistra e si costeggia il porticciolo turistico per prendere poi Via Tabarchini e arrivare alla Piazza Pietro Belly, centro di Calasetta.

Volendo, soprattutto in estate, dopo una breve sosta ristorativa in uno dei vari bar presenti nella piazza, si riparte prendendo via Savoia che ci immette poi nella Via Sotto Torre che ci porta dopo poco a costeggiare la caratteristica spiaggia di Sotto Torre, praticamente compresa nel sistema urbano.

Proseguendo sul lungomare il percorso, raggiunta la parte più settentrionale dell’isola, volge a sud e arriva prima alla spiaggia La Salina e successivamente, proseguendo sulla strada, si arriva alla spiaggia di Spiaggia Grande sulla costa Ovest.

Seguendo sempre la strada che procede nell’entroterra del litorale sabbioso della spiaggia, si incrocia la strada denominata via Tonnara, che presa svoltando a destra ci riporta sulla costa in prossimità delle rovine della vecchia tonnara di Calasetta.

Seguendo la strada che qui diventa sterrata, si procede verso sud, e passata la scogliera di Mangiabarche si arriva presso la Punta del Nido dei Passeri.

All’altezza del Nido dei Passeri si incontra un bivio dove, girando a sinistra, si prende la strada interna che passando tra gli orti e i campi coltivati ci riporta ad incrociare la strada statale poco più a nord del bivio per Cussorgia.

Imboccata la statale in direzione sud e girato a sinistra per la strada per Cussorgia, si riprende il percorso fatto per arrivare a Calasetta e si ritorna a Sant’Antioco.

Entrati a Sant’Antioco presso la zona del Lido si prosegue sul lungomare superando la Marina e prendendo all’altezza del porticciolo turistico la sterrata sabbiosa che costeggia la zona dei moli fino a rientrare sulla SS 126 poco prima del ponte di connessione tra le due isole.

Superato il ponte sulla SS 126 e usciti subito dopo dalla statale poco prima del Faro, si riprende la ciclabile e si prosegue su questa alla volta di San Giovanni Suergiu ripercorrendo il percorso in variante della Tappa 05.

Prima di arrivare a San Giovanni Suergiu, all’altezza della rotonda sulla SS 126 si innesta il percorso in variante per questa tappa, che propone di lasciare la ciclabile per addentrarsi nelle campagne tra San Giovanni Suergiu e Carbonia.

 

VARIANTE – PASSAGGIO INTERNO IS LOCCIS SANTUS

Volendo percorrere la variante, all’altezza della rotonda sulla SS 126 si lascia la pista ciclabile, si attraversa la statale e si prende la strada interpoderale che entra subito nel piccolo agglomerato di Is Cordeddas e prosegue in direzione Nord-Ovest, per circa 2,4 Km, fino ad incontrare un bivio dove si svolta a destra per proseguire in direzione Nord-Est.

Proseguendo in direzione Nord-Est dopo 800 m (slm) circa si trova il bivio che, svoltando a sinistra, dopo 200 m (slm) circa ci porta al sito Archeologico della Necropoli a Domus de Janas di Is Locis Santu.

 

Costituita da 13 sepolture a domus de janas, la Necropoli di Is Locis Santu è una delle più importanti del Sulcis, il suo primo utilizzo è risalente al Neolitico Recente, intorno al 3000 a.C., quando in tutta la Sardegna si diffuse la Cultura di Ozieri. Il maggior numero di reperti ritrovati in queste sepolture appartiene alla Cultura “del vaso campaniforme”, che prende il nome dal vaso a forma di campana caratteristico di quest’epoca e che fu diffusa in tutta l’Europa. Questi reperti sono esposti al Museo “Villa Sulcis” di Carbonia.

Ritornati sulla strada dopo aver ripercorso i 200 m (slm) che hanno portato alla Necropoli, si procede sempre verso Nord-Est per altri 600 m (slm) e dopo si prende la strada sulla destra per proseguire in direzione Nord verso la frazione di Is Urigus (Carbonia).

Rimanendo sulla strada interpoderale e procedendo verso Nord si arriva ad un crocevia con una strada sterrata che si prende girando a destra e proseguendo si costeggia la discarica di sterili di coltivazione della Grande Miniera di Serbariu.

Proseguendo sulla sterrata, poco prima di arrivare all’incrocio con la SS 126, si gira a sinistra sullo stradello che sale sul cumulo di discarica ormai inerte e si arriva così all’imbocco del ponticello in acciaio corten recentemente ricostruito su progetto della Fondazione e realizzato dalla collaborazione congiunta tra la Fondazione CMSB, il Comune di Carbonia e la Portovesme S.r.l. .

Il ponte, che permette l’attraversamento della SS 126 in sicurezza, è realizzato in stile industriale ed è dedicato esclusivamente alla mobilità dolce.  Il passaggio su questo manufatto è completato da due cippi commemorativi posti sia all’ingresso che all’uscita.

Superato il ponte si entra direttamente nel vasto comprensorio della Grande Miniera di Serbariu (attiva dal 1937 al 1964), caratterizzata dai due castelli dei pozzi 1 e 2 dove oggi si trova il Museo del carbone suddiviso in tre parti principali, la Lampisteria dove ha sede l’esposizione sulla storia del carbone, la Galleria Sotterranea dove ha sede una mostra dell’evoluzione delle tecniche di estrazione del carbone, la Sala Argani che ospita l’imponente macchinario con cui venivano manovrate l’uscita e l’entrata in sottosuolo dei minatori e del carbone coltivato in miniera.

La miniera di Serbariu, attiva dal 1937 al 1964, è stata una vitale risorsa energetica per l’Italia del periodo autarchico. Il vasto bacino carbonifero che si estendeva per 33 ettari, fu fortemente sfruttato tramite la realizzazione di nove pozzi di estrazione e la realizzazione di oltre cento chilometri di gallerie (sino a 179 metri di profondità).

Data la necessità di manodopera furono reclutati 16 mila minatori da tutta l’italia che risiedevano a Carbonia, sorta appositamente per ospitare tali maestranze nel 1938 per volere del regime fascista.

Usciti dal sito e proseguendo verso la città di Carbonia, ci si ricongiunge al percorso della tappa incontrando dopo poco la fine della ciclabile partita da Sant’Antioco.

 

Per chi volesse proseguire sulla tappa invece di entrare nel sistema campestre di San Giovanni Suergiu prima e di Carbonia poi, si prosegue seguendo la ciclabile.

Questo percorso si presenta molto semplice e attrezzato e propone prima il passaggio presso San Giovanni Suergiu e poi il proseguo verso Nord fino ad arrivare alla periferia meridionale di Carbonia nella zona di Via Aspromonte.

Alla fine di questa via segnata da una piccola rotonda si consiglia di visitare il sito minerario della Grande Miniera di Serbariu che si raggiunge seguendo il percorso a ritroso dell’ultimo tratto della variante, per poi ritornare alla rotonda e proseguire verso il centro di Carbonia.

Percorsa prima Via G. M. Lai e proseguendo su questa direzione su via Giuseppe Mazzini, al campo sportivo si gira a destra e si percorre via G. Maria Angioi arrivando presso la Chiesa Parrocchiale di Cristo Re. Proseguendo su viale Trento (SP78) e girando subito a destra si arriva al Parco Archeologico di Cannas di Sotto, che ospita l’omonima Necropoli a Domus de Janas.

Collegato direttamente al Museo Archeologico Villa Sulcis attraverso un passaggio coperto, il parco archeologico di Cannas di Sotto è interamente compreso nel tessuto urbano. L’area del parco si sviluppa intorno alla necropoli a domus de janas  che risale al Neolitico Finale (dal 3700 a.C. ca. in poi) ed è composta da 26 grotticelle dove si riconoscono architetture diverse, frutto di ampliamenti e rimaneggiamenti di varie epoche.

Visitato il parco si prosegue alla volta di Piazza Roma nel centro di Carbonia dove presso la Chiesa di San Ponziano è possibile visitare il chiostro di Santa Barbara. Proseguendo verso Nord-Ovest, percorrendo Via Gramsci e Via Costituente, si arriva presso Piazza Repubblica dove si trova l’ex edificio di “Accoglienza delle Maestranze" attuale Posada di Carbonia in gestione alla Fondazione CMSB e dove termina la Tappa.

La Posada di Carbonia è realizzata in un edificio che vanta una lunga storia e le cui origini, legate alla miniera lo fanno particolarmente significativo per il Cammino, infatti la struttura sorge tra gli anni 1936-38 ed era adibito come Centro di accoglienza delle maestranze in arrivo in città, per lavorare in miniera.

Dopo la chiusura delle miniere è stato sede dell’Istituto tecnico per Geometri fino al 2010, successivamente ristrutturato è stato allestito dalla Provincia con la doppia funzione di Centro multimediale delle zone umide del Sulcis e come ostello.

Dal luglio 2021 è stato acquisito in comodato d’uso gratuito dalla  Fondazione Cammino Minerario di Santa Barbara che lo ha adibito all’accoglienza dei pellegrini/escursionisti che percorrono il Cammino Minerario di Santa Barbara.

zoomgeolocalization