Cammino Minerario Di Santa Barbara

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Il CAMMINO MINERARIO DI SANTA BARBARA IN RICORDO DELL’ECCIDIO DI BUGGERRU

Affondano a Buggerru le radici della lotta operaia. È in questo piccolo centro dell’Iglesiente che inizia la storia del sindacalismo in Italia, una protesta che innescò il primo sciopero generale nazionale.

Era il 4 settembre del 1904, una data ricordata come “il giorno dell’eccidio” che fece morti e feriti. Sono passati esattamente 120 anni, ma la memoria è viva e alimenta il ricordo del sacrificio di quei minatori che, quella domenica, decisero di incrociare le braccia per reazione contro i soprusi del “padrone” ovvero la società Malfidano che gestiva il sito minerario di Buggerru.

In duemila scesero in strada per opporsi all’ennesima ingiustizia. Chiedevano di poter entrare in cantiere un’ora più tardi perché il caldo rendeva impraticabili le condizioni di lavoro all’esterno. La società mineraria, che aveva peraltro già disposto la riduzione del turno di riposo, si rifiutò di accogliere la richiesta e la direzione, temendo una reazione ancora più esasperata dei minatori, chiese l’intervento dell’esercito.

Intanto, in quei concitati momenti, nella sede della direzione, si attendeva l’avvio delle trattative per la ricomposizione dello sciopero tra il direttore della società, il leader socialista Giuseppe Cavallera e il segretario della Lega dei minatori Alcibiade Battelli.

Nel frattempo, gli operai si spostarono davanti ai locali che ospitavano l’officina e la falegnameria, continuando con la protesta per rivendicare migliori condizioni di lavoro e un salario più dignitoso. Ma la situazione precipitò rapidamente: la presenza dei soldati, infatti, scatenò tra i dipendenti ulteriori tensioni che degenerarono nello scontro. Prima con una sassaiola, poi con le baionette e infine con gli spari. Dalle carabine del Reggio Esercito, si aprì il fuoco davanti al folto gruppo di lavoratori.

I proiettili trafissero Francesco Littera, Salvatore Montixi e Giustino Pittau… tre giovani vite, tre giovani lavoratori, tre giovani del popolo che per la prima volta, agli inizi del Novecento, si opposero allo stato di semi-schiavitù che li costringeva a lavorare in miniera in condizioni impietose, inumane, bestiali. Ma, soprattutto, tre giovani uomini che versarono il loro sangue per la difesa dei propri diritti, e il cui coraggio di ribellarsi a vessazioni e prepotenze innescò il primo sciopero nazionale della storia.

Appena una settimana più avanti, l’11 settembre, la Camera del lavoro di Milano approvò la mozione per lo sciopero generale da organizzare in tutta Italia, sciopero che venne proclamato nei giorni successivi, dal 16 al 21 settembre.

In seguito ai fatti di Buggerru, venne costituita in Parlamento la Commissione d’inchiesta sulla condizione degli operai delle miniere della Sardegna. Gli atti furono resi noti solo nel 1911.

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